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Le Tecniche

 

Nel 1967, il diciassettenne neo-artista Armando Moreschi, è intento più ad ascoltare le musiche dei Beatles e dei Rolling Stones che a studiare in un istituto tecnico industriale. 
Ha in testa, i “capelloni” e le belle idee di pace, che lui e i suoi coetanei cantano e strimpellano in continuazione. 


Nel suo “studio romano” prendono forma i suoi primi approcci di tecniche dipinte o colate su tele e compensati, o semplicemente disegnati su carta e cartoncini.

Le prime tecniche sono le più tradizionali, e naturalmente non lo soddisfano.

 
Già un anno dopo però egli approda ad un materiale per niente comune ad un artista autodidatta. 
Su una tavoletta di legno prende forma “il numero uno”. 
Su questa tavoletta viene semplicemente colata dal barattolo colla vinilica. 
E’ bellissima, è bianca, ma asciugandosi diventerà trasparente. 
Quell’esperimento colorato con dell’inchiostro di china rosso gli rivelerà che: astratto è bello! 
I colori di quegli anni “incendiati” dalle prime rivoluzioni giovanili, lo ispirano alla pace e all’amore e lo invogliano a tematiche e toni da “figlio dei fiori”. 


La tecnica però si è un po’ evoluta; ed è nel sessantanove che con un sistema simile a quello che i pasticceri usano per le loro cremose decorazioni nascono i primi “Rilievi acrilici”. 
Il tratto filiforme è a rilievo ed è inizialmente trasparente. 


Qualche anno dopo però l’effetto grafico, creato sempre di getto, ( senza una base disegnata ) si evolve in un impasto di conglutinante sintetico e colori acrilici. L’accostamento dei colori, degli inchiostri di china che riempiono gli spazi delimitati dai rilievi, sono dettati da un cromatismo a volte equilibrato a volte violento. 
Essi sono resi più brillanti da uno strato finale di vernice Damar. 


Questa tecnica quindi, dalla ricerca iniziale, si affina nel tempo e attraverso essa l’artista esprime la sua originalità. 


Alcuni anni fa, ispirandosi ai lavori materico-informali di Turcato elabora alcune opere su sfondo fosforescente che ravvivano la sua tavolozza di una luce nuova.

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